Padre Franzi: la Passione

06 aprile 2020

Padre Franzi: la Passione

Alla scuola dei maestri

Padre Franzi: la Passione

In occasione dell'inizio della settimana santa riteniamo opportuno inaugurare una nuova rubrica. Il titolo è Alla scuola dei maestri. Vogliamo attingere dagli scritti di persone che nella loro vita sono state un riferimento per tanti. Con la loro condotta e con la profonfìdità dei loro scritti sono stati maestri. Guide sicure per una dimensione spirituale nel duro cammino della vita. Oggi vogliamo proporvi un brano preso dal libro Dallo scrigno del cuore di Maria. L'autore è padre Francesco Maria Franzi oblato e vescovo ausiliare della diocesi di Novara (1910-1996). Uomo di grande scienza e di profonda spiritualità, ha lasciato un'impronta indelebile della sua intensa attività. Formatore di innumerevoli seminaristi, è stato conosciuto a livello internazionale a motivo delle sue opere teologiche. Il suo campo di studio fu in particolare la mariologia, a cui dedicò numerosi scritti. Il suo corpo riposa qui a Re, nel Santuario, ai piedi dell'altare della Madonna. Proponiamo la lettura delle pagine 74-78 del suddetto libro.

 

IL CUORE DI MARIA

NELLA PASSIONE DI GESU'

 

Era questa « l'ora » misteriosamente annunciata da Gesù alle nozze di Cana, l'ora in cui aveva, il suo pieno compimento la predizione di Simeone. La spada Le trapassava il Cuore. «Maria serbò fedelmente la sua unione col Figlio fino alla croce, dove non senza un disegno divino se ne stette, soffrendo profondamente col suo Unigenito e associandosi con animo materno al Sacrificio di Lui, amorosamente consenziente all'immolazione della Vittima da Lei generata » (LG 58). Quanto fu profondo lo strazio, altrettanto fu profonda, traboccante la piena di sentimenti che Le riempivano il Cuore.

 

La sua unione col Figlio

È un dato che riguarda il suo « essere - Madre » di Gesù. La madre è sempre in relazione al figlio. Non si può pensare alla « madre » senza evocare il figlio. E' un dato psicologico: Maria si sente unita con Gesù, proprio come ogni madre si sente unita al figlio. E' unita nella volontà, decisa a non separarsi da Lui. E' unita negli intenti: e tale unione, per quanto misterioso l'avvenire su cui si apre, era completa, perché con pienezza, con tutta la forza, Maria aderiva a Gesù. E' unita nei sentimenti, cioé, in quella reazione profonda che l'anima prova davanti agli avvenimenti. Nella Passione la reazione intima fu questa: non separarsi da Gesù »: essere in perfetta, interiore sintonia con Lui. La sua non è soltanto unione di affetto, umana solidarietà ». Maria è un Cuore che Dio ha fatto appunto perché potesse operare sempre in sintonia col cuore di Cristo. E' unita quindi a Gesù nella soprannaturale solidarietà della missione di « associata all'opera della Redenzione » (cfr. LG 61) alla quale Iddio La chiamò. Tale solidarietà suppone una certa consapevolezza della sua missione: una consapevolezza quale occorreva perché, unita alla sua fede, fosse vera, efficace, — quale la voleva Iddio --, la sua cooperazione. Suppone ancora una piena adesione all'opera di Cristo con la quale

« cooperò in modo tutto speciale » (LG ib.): in un modo, cioé, che supera in pienezza e perfezione la cooperazione che tutti dobbiamo prestare a Dio; che si svolge, anzi, in un settore dove Ella sola è chiamata e abilitata a collaborare. Noi infatti collaboriamo all'opera con cui Iddio ci inserisce nella Redenzione; Maria cooperò all'opera con cui il Salvatore ci redense. Tale piena adesione di Maria all'opera di Cristo dilatava il suo Cuore ad abbracciare tutti quelli ai quali Cristo offriva la Redenzione: ad abbracciare i motivi e i sentimenti con cui Cristo si offriva come Salvatore. Con il timbro, che gli è proprio, della Maternità, il Cuore di Maria faceva eco piena, perfetta al Cuore di Cristo. « Presa da immenso amore verso di noi, per averci figli, offriva Ella stessa con tutta la volontà il Figlio suo alla giustizia divina, morendo assieme con Lui nel cuore, trafitta dalla spada del dolore» (Leone XIII, Enc.« Jucunda semper »). La piena di amore che gonfiava il suo Cuore era dunque amore a Dio; amore al Figlio; amore a noi uomini. Era amore che abbracciava tutto il piano di Dio e aderiva pienamente all'incredibile volere divino che, per la salvezza degli uomini, disponeva gli strazi e la morte del Figlio e chiedeva a Lei -- la madre — la piena e responsabile e solidale unione. La Liturgia pasquale canta l'amore di Cristo che, fatto sacerdote nel suo Sacrificio, Lo immola; — « amor sacerdos irnmolat » (inno). Anche l'amore di cui è pieno il Cuore di Maria, ha la dignità, la sacralità, l'efficacia di « amore-sacerdote ». Ella « si associò con animo materno al Sacrificio di Lui; amorosamente consentì alla immolazione della Vittima da Lei generata o (LG 58). Cuore veramente ammirabile il Cuore di Maria; Cuore verso il quale ci sentiamo in debito di riconoscenza: ha sofferto per noi; amandoci. Ma questo Cuore ci è anche modello. Bisogna che ci ispiriamo a Lei; non solo, quindi, ci sentiamo amati; non solo ci sforziamo di corrispondere all'amore. Noi dobbiamo dilatare il cuore fino ad abbracciare tutto ciò che Maria abbracciava: la volontà salvifica di Dio, la storia della salvezza, Cristo Redentore, i redenti, il mondo intero da salvare. Un tale amore diventa un tormento per noi; il tormento della « collaborazione redentrice ». Possiamo sentirci tentati di ripetere, come Mosè: « Perché tu mi hai messo addosso tutto il peso di questo popolo? L'ho forse generato io, perché tu mi dica: "Portalo al collo, come una balia porta il bambino lattante?" » (dr. Num. 11, 11 seg.). Dal Cuore addolorato di Maria sapremo noi imparare a dilatarci a tutti, ad abbracciare tutti?

 

Cuore addolorato

La pietà cristiana ama considerare il Cuore di Maria come « immacolato » e « addolorato ». E' vero, ora non soffre più. La visione beatifica asciuga ogni lacrima, toglie ogni dolore. Ora il Cuore di Maria è ripieno della beatitudine che Iddio dona a coloro che Lo amano e che fa partecipare alla sua beatitudine. E tuttavia è giusto chiamarlo « Cuore addolorato » perché il dolore ha veramente qualificato la sua missione, la sua vita. Non solo ha sofferto, come soffriamo noi, anche se in misura maggiore e con una sensibilità che accresceva il suo potere di sofferenza. Ma la sua missione fu appunto quella di soffrire, come lo fu per Gesù. Egli è venuto per esser l'agnello che porta i peccati e si immola .....cancellarli ed espiarli è venuto « per Soffrire ». La sofferenza era la sua Missione disposta nell'eterno Consiglio di Dio. Per questo Egli è l'Agnello « ucciso fin dalla origine del mondo » (cfr. Ap. 13, 8). Per questo anche la Missione di Maria — che Gli è madre associata all'opera della redenzione — è missione di sofferenza. Anch'Ella, « ab origine mundi », è, nella mente di Dio; - la « Madre Addolorata ». Non sarebbe stata pienamente, veramente « Madre nostra » se non avesse sofferto. E come qualifica la sua missione, così il dolore qualifica il suo Cuore, i suoi sentimenti. Ella è sempre «amorosamente consenziente all'immolazione della Vittima da Lei generata » (1_,G 58). Intravediamo la gravità della sua sofferenza. «Come il mare è la tua sofferenza », ripete la Liturgia. Ora nella beatitudine del Cielo non resta più nulla dei suoi dolori? Non ha più senso chiamarla « l'Addolorata »? Non soffre attualmente, Maria, ma ci ama e opera per noi,. come « Avvocata; Ausiliatrice, Soccorritrice, Mediatrice » (cfr. LG 62); opera come Madre. Il dolore è un pungolo per l'amore: sospinge a fare, a dare, a darsi... L'amore materno di Maria oggi ha tutto il timbro dell'amore che soffre. E' verace e profondo come l'amore di chi soffre per la persona amata. E' forte, tenace, vittorioso per operare la nostra salvezza. La vuole, la promuove, la persegue, nonostante le nostre debolezze, che non superano mai l'amore di Dio. E' paziente, soccorrevolè, benigna, generosa. Un cuore che soffre raggiunge la più grande pienezza di amore. Sa comprendere, sa compatire, è pronto a soccorrere: sa .escogitare ogni mezzo per amare. Così fa con noi Maria: e non si stanca dei nostri difetti. La sua bontà « lavora con cuore di Madre alla rigenerazione e alla formazione dei figli di Dio » (LG 61). Ci commuove sentirci oggetto delle attenzioni, delle attività, dell'amore di questo cuore. Vi corrispondiamo? Ci sentiamo in dovere di dilatate il cuore.? Di sentire come nostre le pene altrui: fisiche o morali? O non ci rinchiudiamo nella torre gelida del nostro egoismo, per non soffrire delle pene altrui? Rifiutarci di soffrire è rifiutarci di amare. Maria non si rifiutò.

 

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