
Il 29 aprile è il giorno della Festa, il giorno in cui si ricorda il Miracolo, avvenuto il 29 aprile 1494. Il momento più importante è la Messa delle ore 15. La gente accorsa è tanta. I posti a sedere sono tutti occupati sia nella Basilica sia nel Santuario.
Come è sempre accaduto anche quest'anno presiede la celebrazione Mons. Franco Giulio Brambilla, vescovo di Novara. Con lui celebrano il Vicario Generale, Mons. Fausto Cossalter, il Vicario territoriale, don Luigi Preioni ed altri sacerdoti. La maestra Patrizia Locatelli dirige abilmente i cantori del Piccolo Coro del Santuario. All'organo accompagna i canti Stefano Toson Sono presenti i sindaci della Valle, il Sindaco di Beura Cardezza e i rappresentanti dell'Arma dei Carabinieri.
All'inizio il Rettore accoglie i presenti con queste parole: «il nostro convenire in quest'ora per la messa del miracolo a Re potrebbe sembrare una stranezza, ma approfondendo la storia di questi cinque secoli notiamo che questa era l'ora in cui giungevano i pellegrini che partivano da Dumenza, Maccagno e Pino, attraversavano il lago e poi percorrevano tutta la valle Cannobina e, quando giungevano quassù, trovavano una messa e quella divenne la messa, per eccelllenza, del miracolo dal 1867 per indulto di Papa Pio IX. Anche noi siamo qui per porre un tassello alla devozione della Madonna di Re, non per compiere un rito, ma per vivere un dono di grazia e ci sentiamo in comunione con tutti i fratelli e sorelle che in questin 531 ci hanno preceduto in preghiera in questo luogo santo. In questi giorni abbiamo ammirato la basilica di Santa Maria Maggiore a Roma, basilica che ha accolto Papa Francesco. Di quella basilica voglio ricordare un grande novarese, lì sepolto: il cardinale Poletti che tante volte, durante i lunghi anni del suo ministero, ha celebrato questa messa delle tre, e in quegli occorreva essere digiuni da mezzanotte. Dico questo perché in questi giorni vogliamo sentirci in un grande mistero di comunione, vogiamo sentirci sotto il manto della madre amata, la Madonna ci accompagna e si prende cura di ciascuno di noi. Questo non è un pio sentimento ma la dottrina del Concilio Vaticano II: "Maria, assunta alla gloria del cielo, non ha terminato la sua missione materna ma continua a prendersi cura dei fratelli del Figlio suo ancora pellegrinanti sulla terra". Miei cari fratelli sentiamo questo mistero di grazia e in comunione con tanti fratelli, diciamo: mostrati, Maria, Madre per tutti».
Durante l'omelia mons. Brambilla afferma «quest'anno è particolare in quanto il Santuario di Re è chiesa giubilare. Il Giubileo nasce nel 1300 ed esprime un'esigenza fondamentale: uscire da noi stessi per ritrovarci, si lascia la casa per cercare sé stessi, attraverso un percorso che diventa un itinerarario dell'anima verso Dio. Il pellegrinaggio ha una meta, un traguardo tanto che una volta arrivati, si torna cambiati. Chi andava a Gerusalemme, tornava portando una palma e poteva chiamarsi palmiere; chi andava a Roma, tornando poteva fregiarsi del nome Romeo; chi era andato a Santiago di Compostela, poteva fregiarsi del nome di pellegrino perchè era andato nel posto più peregrino, più lontano del momdo. A volte si cambia identità, si cambia nome, lo si fa con un significato penitenziale: i pellegrini vogliono davvero cambiare qualcosa nella loro esistenza, uscire dal modo di vivere abituale, uscire dalle condizioni della vita quotidiana per ritornarvi rinnovati. Nel pellegrinaggio la Madonna è sempre presente. Nel brano di vangelo Maria si mette inviaggio verso la casa di sua cugina Elisabetta. Maria diventa così modello per ciascuno di noi che siamo pellegrini in questa terra»
Al termina della celebrazione il Vescovo ed i sacerdoti si portano dinnanzi all'immagine della Madonna e il tutto si chiude con la recita della preghiera della Supplica.