Riportiamo un articolo apparso sulle pagine locali del quotidiano La Stampa
Una rosa d’oro alla Madonna per i cento anni del santuario di Re
Il 5 agosto 1922 furono posate le prime pietre del “nuovo tempio”
«Il 2022 è per Re un lungo inno di ringraziamento alla Vergine Maria che culminerà il 21 agosto con la collocazione di una rosa d’oro davanti all’effige miracolosa». Padre Giancarlo Julita presenta così le iniziative che celebreranno il centenario della posa della prima pietra del santuario della Madonna del sangue. Padre Julita è rettore da 32 anni e colonna spirituale di un luogo che, in tempi pre Covid, arrivava ad accogliere 200 mila pellegrini l’anno.
«Stiamo assistendo a una lenta ripresa - dice padre Julita -. Già in questi giorni di Pasqua c’è tanta gente alle funzioni. Ma noi, oltre al Covid, risentiamo anche della chiusura della statale della valle Vigezzo e della Centovalli. Ci accorgiamo subito se ci sono lavori, il flusso di pellegrini cala drasticamente».
Era il 5 agosto 1922 quando il vescovo di Novara Giuseppe Gamba benedisse quattro pietre che furono poste alla base dei pilastri di sostegno della cupola. Fu il primo passo dell’edificazione del «nuovo tempio», come lo chiamano le cronache dell’epoca, che andava ad affiancare (anzi a inglobare) l’antica chiesa del Seicento.
L’avvio dei lavori fu merito della caparbietà dell’allora arciprete di Re, monsignor Giovanni Antonio Peretti. «Il progetto del nuovo santuario inizialmente era stato molto criticato - spiega padre Julita -. A don Peretti davano del visionario, la gente diceva che stava costruendo una cattedrale nel deserto, troppo grande. C’è voluto tempo per finire i lavori, ma la storia ha dato prova del contrario. Ora, specie in estate, la chiesa è sempre gremita. La Madonna si è scelta un luogo di grande passaggio: specie a luglio e ad agosto già al mattino alle 7 c’è gente in chiesa».
Il santuario in stile neobizantino era stato progettato nel 1915 dall’architetto bolognese Edoardo Collamarini. Il parroco aveva pensato a tutto. «Voleva che fosse fatto con granito locale. Aveva anche comprato un bosco dove si era aperta una cava di estrazione. Gli scalpellini erano vigezzini e venivano pagati a cottimo: in quel tempo la costruzione del santuario era la principale fonte di ricchezza per la valle».
Ma monsignor Peretti morì nel 1929 e l’edificazione si arenò. Si dovette aspettare il Dopoguerra e don Ugo Poletti (divenuto poi cardinale vicario di Roma) per vedere la fine dei lavori e la consacrazione della basilica nel 1958.
«Senza il santuario il nostro paese sarebbe un piccolo borgo anonimo - commenta il sindaco di Massimo Patritti -. La basilica è il cuore delle attività di Re e non solo perché quasi metà paese è di proprietà della Chiesa. Oltre al valore spirituale, pensiamo anche alle ricadute economiche per tante attività di Re e della valle Vigezzo».
Il programma
Il clou delle iniziative sarà ad agosto. Domenica 7 il 64° anniversario della consacrazione della basilica, il 21 la messa del centenario presieduta dal vescovo di Novara Franco Giulio Brambilla con l’offerta alla Madonna di una rosa d’oro e lunedì 22 la festa di Maria Regina con il cardinale Giovanni Lajolo. «Abbiamo scelto la data del 21, e non quella precisa del 5, perché nei giorni dopo Ferragosto c’è il boom di presenze in valle» spiega padre Julita.
In attesa di agosto ci sarà un lungo cammino di preparazione. A partire da venerdì 29 aprile quando alle 15 il vescovo Brambilla celebrerà la messa del miracolo, nel giorno in cui nel 1494 sanguinò l’effige della Madonna. Da maggio ogni primo sabato del mese in basilica a Re saranno recitate 12 corone del rosario. In previsione anche un libro per ragazzi in cui si spiega il miracolo di Re.
Luca Bilardo