Il Santuario

Basilica della Beata Vergine Maria del Sangue di Re

Il Santuario

IL SANTUARIO DEL ‘600
Il Santuario di Re è costituito da due edifici incorporati tra loro, appartenenti a due epoche diverse: quello antico risale agli inizi del 1600, mentre la grandiosa Basilica alla metà del XX secolo.
Nella pergamena del podestà Daniele Crespi si fa cenno ad un “maestoso Tempio” da costruire come risposta dei fedeli al dono straordinario del Miracolo del Sangue.
Grazie ai decreti vescovili, l’immagine fu subito protetta da una tenda e da ante; il porticato fu chiuso da pareti di muro. In seguito si costruì un primo prolungamento del medesimo che fu poi ampliato e completato con la costruzione di un campanile a tre cam-pane, sul fianco settentrionale della chiesa.
L’edificio definitivo del Santuario antico fu messo in opera in modo graduale nel primo trentennio del 1600 e fu consacrato dal Vescovo Volpio nel 1627. Ebbe inizio per l’impulso dato dal Vescovo Bascapé al culto della Madonna del Sangue in seguito alla sua prima visita pastorale del 1596. Egli pubblicò la pergamena del podestà Angelo Romano e subito dopo quella del podestà Daniele Crespi, più importante per il suo valore giuridico di atto pubblico testimo-niato dalla firma dei quattro notai.
La costruzione stentò ad avviarsi, sempre a causa della povertà dei mezzi.
Si vendettero dei terreni e si fece una raccolta di offerte in tutta la Diocesi tramite due questuanti. Il Bascapé poté vedere solo una parte del Santuario “in fase già avanzata” nella terza visita pastorale del 1609.
Per una disposizione del suo successore, il Cardinale Taverna, l’immagine del miracolo doveva essere trasportata sopra l’altare maggiore della chiesa di S. Maurizio; alla fine prevalse l’accortezza di evitare danni irreparabili all’affresco; e la Madonna rimase provvidenzialmente nel posto dove aveva effuso il suo sangue; mentre al patrono della parrocchia, S. Maurizio, fu riservato il coro sul retro dell’altare della Madonna, arricchito nel 1620 da 14 stalli di noce intagliati dallo scultore Grifanti di Ascona.

Ancora oggi si possono ammirare gli stucchi della volta di S. Maurizio che fanno da cornice barocca agli affreschi di Carlo Mellerio (1654), disposti in forma concentrica. Nel mezzo è raffigurato il Padre Eterno con angioletti e attorno i quattro Evangelisti.
Gli abbellimenti decorativi e le opere artistiche furono eseguite nel corso dell’intero XVIII secolo, contemporaneamente al rifiorire dell’arte nelle altre chiese della Valle Vigezzo. Le tappe più significative vanno in elenco con la costruzione del campanile attuale (1699-1703) e la messa in opera (1733) del pregevole altare in marmo policromo di artigianato lombardo a forma piramidale con due angeli di marmo in adorazione rivolti verso l’Immagine della Madonna e la ghirlanda ovale di sei angioletti di cui una coppia al vertice dell’altare, compie l’atto dell’incoronazione.
Sopra l’affresco risalta, in una elegante cornice, il triplice “fiore della verginità” di Maria e subito sopra, tra due angioletti, il medaglione con incisa la scritta in oro: “Venite et videte quae posuit prodigia” (“Venite, vedete le opere del Signore; Egli ha fatto portenti sulla terra”- Sl. XLV). Sopra la scritta aleggia la colomba, simbolo dello Spirito Santo. Sotto la mensa dell’altare, al centro del paliotto di marmo, una finestrella con inferriata lascia intravvedere il muro originale sottostante l’affresco che, durante l’effusione, fu anch’esso bagnato dal sangue del miracolo. Una balaustra di marmo a disegno floreale di fine intarsio ed eleganza racchiude in semicerchio l’altare.
Il XIX secolo si apre con la costruzione dell’attuale porticato (1806), formato da quattro coppie di colonnine poggiate su relativi tronchi quadrangolari di sarizzo; opera dovuta ad un benefattore insigne, Borgnis Bolongaro.
I due cavalieri all’interno del porticato (S. Maurizio e S. Giorgio) sono del pittore Lorenzo Peretti, come pure il minuscolo affresco raffigurante il Battesimo di Gesù sopra il Battistero posto all’entrata sul lato sinistro.
I quattro confessionali, finemente intagliati, furono incastonati nelle pareti del Santuario tra il 1807 e il 1810. La cantoria, della medesima epoca, è attribuita allo scultore Rossetti di Craveggia.
La fine del secolo XIX segna nella storia del Santuario una nuova epoca che prelude alla costruzione dell’imponente Basilica e alla sorprendente diffusione del culto della Madonna del Sangue.
Ne fu protagonista il sacerdote vigezzino (di S.Maria Maggiore) mons. Giovanni Antonio Peretti (1849-1929).
Si devono alla sua intraprendenza la fondazione del Bollettino del Santuario (1909) e tutte le pratiche relative alla progettazione e all’avvio dei lavori del nuovo Tempio. Un’altra benemerenza del sacerdote vigezzino è il concerto di campane, a sue spese, in Si bemolle.

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