Il 5 agosto 1922 il Vescovo di Novara, Mons. Gamba benedisse le prime quattro pietre che furono poste alla base dei quattro pilastri di sostegno della cupola principale. Erano presenti molte autorità religiose e civili, persino anche qualche anticlericale laicista. Era il punto di arrivo dell'intensa attività di Mons. Peretti, solerte ideatore dell'erigenda Basilica, che tanto s'impegnò per giungere a tale traguardo. Era anche il punto di partenza di una costruzione che sarebbe stata foriera d'incognite e preoccupazioni. La benedizione si svolse in una buca nel terreno. Attorno vi erano cumuli di terra e le attrezzatture del cantiere.
Cent'anni dopo la Basilica, ideata da mons. Peretti, ci accoglie gioiosa. Ci accarezzano i raggi di sole colorati dalle vetrate. Possiamo assistere alle funzioni comodamente nei banchi. La sobria eleganza delle colonne in granito e delle volte ci affascina ogni volta che le osserviamo. E' giusto ricordare il genio previdente di questo zelante sacerdote, che volle fortemente la costruzione della Basilica. Domenica 21 agosto, nel pomeriggio, la Basilica ed il Santuario sono colmi di persone. Era da un po' di tempo che questo non accadeva. Gente accorsa per commemorare i cento anni trascorsi da quell'evento.
La messa è presieduta dal Vescovo di Novara mons. Franco Giulio Brambilla. Concelebrano alcuni sacerdoti tra cui il Vicario Generale di Novara. Sono presenti i sindaci della Valle, la signora Olmi, presidente emerita del Parco Val Grande, l'attuale presidente dott. Luigi Spadone, le donne del Parco in costume, il gruppo alpini di Re. Dirigono la corale Ferrari Lucia e Locatelli Patrizia, accompagna i canti all'organo Ramoni Alessandro con il figlio Francesco alla tromba. All'inizio il Rettore, padre Giancarlo Julita, ricorda quel giorno di 100 anni fa: «Il 5 agosto 1922 Mons. Giuseppe Gamba, vescovo di Novara, benediceva la Prima Pietra di questo glorioso edificio. La Prima Pietra era stata presentata da Mons. Giovanni Antoni Peretti e dall'architetto Collamarini. Sono passati cento anni e siamo qui per ringraziare il Signore e la Madonna perché nonostante le difficoltà, la costruzione è giunta a compimento. Poniamo la Rosa d'Oro per dire la nostra gratitudine perenne; e perché la Rosa d'Oro non appassisce preghiamo affinché in questo luogo possa continuare a fiorire la Vera Devozione alla Madonna».
Nel'omelia mons. Brambilla afferma:
«Il termine “santuario” significa luogo del Santo, in latino Sanctuarium. È il luogo del Santo, eppure, se noi ci guardiamo attorno, abbiamo vistosi segni del sacro (ex voto, ricordi della nascita). Il sacro introduce una realtà che si avvicina al Santo, come se fossero i suoi gradini d’ingresso, tuttavia non si identifica con la realtà stessa del Santo, perché il sacro è lo spazio dove noi esprimiamo che la vita vale più di ciò che costruiamo. Per questo è sempre presente negli snodi cruciali dell’esistenza e in tutte le religioni: quando nasce un bambino; quando un giovane cresce; quando un uomo e una donna s’incontrano; quando si intuisce una chiamata particolare, la vocazione; nei momenti della sofferenza, quando siamo visitati da sorella morte. Lì c’è il sacro, che però attende di crescere, maturare e diventare il Santo, uno spazio e un tempo in cui la presenza del mistero Dio ci viene incontro.
Per compiere questo passaggio ci facciamo aiutare dalle tre letture (Ez. 43, 1-2.4-7a; salmo 122 Cor 3, 9c-11.16-17; Gv 4, 19-24), che sono state scelte in modo perfetto per questa circostanza e che ci introducono ai tre passi che intendiamo compiere. Il primo può essere chiamato “la presenza del santuario”; il secondo passo “il fondamento del santuario”; e infine il terzo, tratto dal vangelo, “il cuore del santuario”.
1- Il santuario è il luogo della presenza. Accade che quando la Basilica sia vuota e arriva qualcuno che sosta per qualche attimo, anche semplicemente per caso, la percepisce forse come il luogo di un’assenza, misteriosa e affascinante. Al contrario il Santuario è il luogo della presenza, dove noi sentiamo che c’è una casa, uno spazio che ci rimanda oltre, altrove, più in alto. È interessante notare che la Presenza – la gloria del Dio d’Israele – provenga da Oriente, perché così è per tutta la cultura mediorientale, per la quale è l’Oriente che porta la luce, è l’Oriente che porta il colore e il calore delle cose, è l’Oriente che porta la vita. Per passare allora dal sacro al Santo dobbiamo percepire che questo è un luogo dove c’è e sorge la vita, dove sorge il sole che porta la vita.
2- Il fondamento del Santuario. San Paolo dice che nel costruire il santuario fatto di pietre, alcuni pongono i pilastri, altri elevano le mura, altri realizzano la copertura, ma uno solo è il fondamento, che è Gesù Cristo. San Paolo dice che noi siamo qui perché la presenza di Dio che viene da Oriente e che dona vita come il sole, ha preso figura umana, è diventata un uomo come noi, che è pur sempre il Figlio di Dio. Il Figlio di Dio diventando uno come noi ci rende presente e trasparente il mistero del Padre e così ci cementa tutti insieme. Infatti dice Paolo: “Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi?”. Anche la gente semplice coglie che il fondamento del Santuario è il Signore Gesù. Si va in chiesa non tanto per questo prete o un altro, non perché si appartiene a un gruppo o a un’associazione, ma perché c’è il Signore! È il Figlio di Dio il motivo per cui oggi ci siamo radunati qui e non altro. Anche la Madonna del sangue ci mostra e ci dona il Figlio suo come verbo del Padre: in gremio matris sedet sapientia Patris!
3- Il cuore del Santuario. Nel vangelo Gesù afferma: "Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità".
Ecco il cuore del Santuario: il luogo del Santo è quello spazio dove il nostro cuore passa dall’essere di pietra al diventare un cuore di carne. (...) Lo Spirito, quello Santo, è uno spirito forte e rinnovatore. È uno Spirito che ci dice: “Venite qui nel santuario e portate la vostra vita”. Portare la vita significa mettere davanti al Signore la sofferenza, le fatiche della famiglia, le problematiche del lavoro, significa portare tutto il nostro cuore e la nostra speranza! Il Santuario è il punto di coagulo da cui poi può esplodere una vita nuova e rinnovata.
Termino comunicandovi una suggestione e un’emozione parlandovi della prima volta in cui andai a Gerusalemme. A questa esperienza si riferisce il salmo con il quale abbiamo pregato tra la prima e la seconda lettura. È il salmo 121 [122] che gli esuli cantavano quando ritornavano a Gerusalemme, facendo erompere dal loro cuore tutta la nostalgia per la città santa e il tempio! Il primo versetto contiene un’esplosione di gioia:
Quale gioia, quando mi dissero:
«Andremo alla casa del Signore!».
Già sono fermi i nostri piedi
alle tue porte, Gerusalemme!
È così anche per noi l’esperienza del pellegrinaggio al Santuario? Auguro a tutti che, a partire da questo centenario, il santuario di Re possa suscitare dentro di noi la stessa gioia; che, arrivando qui, ciascuno possa trovare la sorgente d’acqua fresca che può purificare il nostro cuore, dissetare la nostra sete ed aiutarci a tornare alle nostre case con dentro un’energia, una forza, una voglia di vivere in modo nuovo, perché è stato toccato dalla presenza del Signore che la Madonna del sangue ci offre con tenerezza. Questo vi auguro di cuore!»
Terminata la messa Il vescovo, i sacerdoti e le autorità si portano nel Santuario. Il Vicario generale colloca davanti all'affresco del miracolo la Rosa d'Oro. In seguito viene recitata questa preghiera:
Benedetto sei tu, Signore, Dio del cielo e della terra,
che nella tua giustizia e misericordia
disperdi i superbi ed esalti gli umili.
Di questo tuo meraviglioso disegno
ci hai offerto il modello perfetto
nel Verbo fatto uomo e nella sua Vergine Madre.
Il Cristo tuo Figlio,
che si è umiliato volontariamente fino alla morte di croce,
risplende nell’eterna gloria
e siede alla tua destra,
re dei re e signore dei signori.
E colei che si è chiamata tua serva,
la Vergine da te eletta come genitrice del Redentore
e vera madre dei viventi,
innalzata sopra i cori degli angeli,
regna gloriosa accanto al suo Figlio
e prega per tutti gli uomini,
avvocata di grazia e regina di misericordia.
Guarda con bontà, Signore, il tuo popolo,
che oggi pone la Rosa d’Oro
all’immagine della Vergine del Sangue.
Concedi, o Padre,
che seguendo il suo esempio
anche noi ci consacriamo al tuo servizio
e ci rendiamo disponibili l’un l’altro nella carità;
così nella vittoria sull’egoismo
e nel dono senza riserve
adempiremo la tua legge
e condurremo a te i nostri fratelli.
Fa’ che siamo lieti di vivere umili e poveri in terra,
per raggiungere un giorno la gloria del cielo.
Per Cristo nostro Signore.
Con quest'azione liturgica di grande impatto emotivo, si chiude l'intensa cerimonia.