Il 29 aprile è il giorno della Festa, il giorno in cui si ricorda il Miracolo, avvenuto il 29 aprile 1494. Le ore del mattino scorrono nel segno del fervore e della trepidazione. Siamo intenti, da una parte, a sbrigare gli ultimi preparativi per la messa del pomeriggio e, dall'altra, ad accogliere i pellegrini che iniziano ad affollare il Santuario. Il pensiero, però, corre allo scorso anno. Eravamo nel bel mezzo della prima ondata della pandemia, sottoposti alle misure di una rigida chiusura. Quel giorno il Santuario era deserto. Mi aggiravo solitario per le vuote navate della Basilica, chiededomi se e quando avrei potuto vedere nuovamente il Santuario straripante di folle di devoti. Per la Messa del Miracolo eravamo una decina di persone. Il silenzio avvolgeva tutte le cose. Sui nostri volti era evidente lo smarrimento. Tutto appariva surreale ed angosciante. Quest'anno la situazione è diversa. Non c'è l'afflusso degli anni precedenti, ma la gente è comunque numerosa. Alle tre, secondo un'inveterata tradizione, prende avvio la Santa Messa del Miracolo. Presiede Mons. Franco Giulio Brambilla, vescovo di Novara. Concelebrano il vicario Generale ed altri sacerdoti. Allietano la celebrazione i canti eseguiti dal Piccolo Coro di Re. Sono presenti i sindaci della Valle.
All'inizio della celebrazione il rettore Padre Giancarlo saluta il presule ed i fedeli con queste parole: «La Madonna ci aspettava da due anni. L'anno scorso eravamo in 10 per la messa. Quest'anno le porte della Basilica si sono riaperte. Molti di noi sono uniti spiritualmente. Don Antonio Bonzani, missionario in Uruguay, mi ha telefonato dicendomi che avrebbe celebrato una Messa proprio in questo momento. Questi sono giorni particolari per la Diocesi. Il cero che tra poco sarà acceso davanti all'immagine della Madonna è per il Seminario che domenica due maggio sarà aperto a Gozzano. È bello sottolineare che il 2 magggio 1922 moriva il venerabile don Silvio Gallotti che fu padre spirituale e rettore del Seminario. Siamo in comunione con coloro che ci hanno preceduto. Una mamma ci accompagna nel cammino della vita.»
Nell'omelia il Vescovo commenta il brano di Luca 1,39-56 : «Il Vangelo dice: "Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa". Anch'io sono venuto verso questo santuario collocato fra i monti. Voglio condividere tre parole. La prima parola è saluto, che ricorre tre volte nel brano. È il saluto che l'angelo aveva rivolto a Maria all'annunciazione: "Il Signore è con te". Il Signore è con noi. Dobbiamo avere il coraggio di ricominciare, chiedendoci cosa abbiamo imparato da questi mesi di chiusura». Il presule prosegue: «La seconda parola è arca. Maria è chiamata benedetta perché il suo grembo custodisce il bambino, come l'arca custodiva le tavole della Legge. La luce che mettiamo è un segno come l'arca era un segno per gli Israeliti. Affidiamo a Maria il nuovo seminario affinché lo custodisca.» Mons.Brambilla chiude il suo intervento con queste parole: «Magnificat: è l'inno messo sulla bocca di Maria. Maria loda Dio perché ha guardato "l'umiltà della sua serva". Maria ci esorta ad essere servi, capaci di gratuità. Se non ci fosse la gratuità, la nostra vita umana scadrebbe. Tu sei per me ed io per te. Dobbiamo avere tanta umiltà. Parola che deriva da humus. Dobbiamo avere i piedi per terra».
Al termina della celebrazione il Vescovo accende il cero dinnanzi all'immagine della Madonna e il tutto si chiude con la recita della preghiera della Supplica.